“Se restituire la Legion d’Honneur servisse per la verità, tutti dovrebbero farlo”
“Non restituirò la Legion d’honneur”. Questo il pensiero della giurista lucana, nata a Senise , in provincia di Potenza, dal 2008 con l’incarico di cancelliere della Corte penale internazionale. Una vita tra codici e norme di legge: dopo aver ricoperto il ruolo di avvocato dal 1976 al 1978 in uno studio legale a Venezia, entra in magistratura nel 1979, esercitando come giudice e pubblico ministero a Venezia ed in seguito a Roma. Nel 1998 fa parte della delegazione italiana alla conferenza intergovernativa, tenutasi a Roma, che porterà alla costituzione della Corte penale internazionale; nel 1999 è promossa magistrato della Corte Suprema di Cassazione. Contrariamente al gesto clamoroso, da parte di Corrado Augias, seguito da Sergio Cofferati, Luciana Castellina e Giovanna Melandri, per protestare contro il conferimento della stessa onorificenza al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, Silvana Arbia percorre una strada diversa di pensiero : “contrariamente allo stato italiano, la Francia conferendomi questa onorificenza, ha onorato e riconosciuto il valore del mio duro lavoro prima al Tribunale penale internazionale per il Ruanda e poi alla Corte penale internazionale per la giustizia penale internazionale”.
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Un impegno professionale serrato e convinto che l’ha portata a riconoscimenti di rilievo internazionale, senza ricevere appoggi dal governo italiano. “Che Al Sisi abbia ricevuto simile onorificenza – sottolinea sui sociali Silvana Arbia – non sminuisce il valore di quanto è accaduto a me, per merito dell’attenzione della Francia, mentre nel mio paese, che ho servito per decenni come magistrato, rientrando in Italia, dopo anni di lavoro internazionale a livello apicale, sono stata rispedita allo stesso posto che ricoprivo prima di lasciare gli uffici giudiziari nazionali”. Un parlare netto, deciso e senza peli sulla lingua, quello del magistrato lucano, che non le manda a dire. “La Legion d’Honneur, è come sparare l’ultima – sostiene Silvana Arbia – cartuccia mediatica, da parte di persone d’ancien regime, non per età ma per maniera di fare politica e di rimettersi in primo piano.
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Dopo che l’Italia, intendo le autorità in carica, Ministro Esteri e Ministro Giustizia, hanno miseramente condotto l’affare Regeni con l’Egitto, alcuni insigniti di questa importante onorificenza si mostrano e scelgono il gesto plateale (liberi di farlo) per riprendersi il primo piano. Non ho visto questi “giganti” sollevarsi per ottenere la verità e la giustizia per l’atroce vicenda di Giulio Regeni, un giovane torturato e barbaramente ucciso in Egitto, su cui tutti esigiamo verità, giustizia e riparazione. Tutti gli elementi esistevano sin dal primo momento per ritenere che non si trattasse di delitto commesso da qualche folle o da qualche criminale agente privatamente. Ma nulla di serio è stato fatto dal governo italiano. Se restituire la Legion d’Honneur servisse a questo scopo tutti gli insigniti dovrebbero farlo”.