“Mio padre era un uomo estremamente gentile, curioso ed anche molto generoso”
Leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso. Cosi una volta disse il torinese Fabrizio Caramagna, conosciuto anche come “ricercatore di meraviglie”, scrittore di aforismi più citato al mondo. Ebbene, quando si legge l’unica vera biografia su Sergio Endrigo, scritta dalla figlia Claudia, “Sergio Endrigo mio padre” la sensazione è proprio questa: si entra del vero mondo di uno dei più grandi cantautori italiani, poeta, cantore di una nota musicale ormai completamente estinta. La voce di un uomo antico, mai prepotente, soave, a volte spensierata che amava e che voleva essere amato con i suoi tempi. Scrive Claudia Endrigo: “a volte lo vedevo assorto nei suoi pensieri, come se i suoi occhi vagassero alla ricerca di risposte, scrutando un orizzonte lontano, a bordo di un veliero, in mare in burrasca”. Ma chi era veramente Sergio Endrigo? Geloso della sua vita privata, volto antico e vero di un mondo che con esiste più. Una artista che si può riassumere in quella famosa frase: “la solitudine che tu mi hai regalato, io la coltivo come un fiore”? “Endrigo era tantissime cose – sottolinea Claudia Endrigo, raggiunta telefonicamente dalla nostra redazione – un uomo meraviglioso ma complesso. Aveva avuto un’infanzia felice ma povera, segnata della morte del padre quando lui aveva 6 anni. Un uomo estremamente gentile, curioso, generoso. Ma anche un uomo che ha avuto troppa poca fiducia in sé stesso. In un’intervista dichiarò che, se avesse potuto studiare musica, gli sarebbe piaciuto comporre musiche per film. Io sono convinta che lo avrebbe potuto fare comunque visto i capolavori che ha creato, anche dal punto di vista musicale”. “Io che amo solo te, “Canzone per te” (1968 vince Sanremo in coppia con Roberto Carlos), “la voce dell’uomo” del 1973, per non dimenticare “ci vuole un fiore”, “l’arca di Noè”. Senza dimenticare, bellissima “la voce dell’uomo”. Quali di tutte queste è il giusto abito, la giusta misura di Sergio Endrigo. “Non ho da pensarci – precisa Claudia Endrigo – sicuramente La voce dell’uomo”. Poi nel panorama musicale contemporaneo arriva Simone Cristicchi che lo chiama per incidere insieme “Questo è amore”. Suo padre. racconta, fu commosso e felice. La canzone fu un altro successo. “Si era commosso continua Claudia Endrigo – perché ormai non lo chiamava più nessuno e questo per un’artista è la morte”. Leggendo il suo lavoro si avverte una forte nostalgia, momenti in cui vorrebbe abbracciare suo padre. Dirgli qualcosa che forse non gli ha detto pienamente. Nel rimettere insieme tutta la sua vita, c’è stato un momento in cui ha pensato: “papà ti volevo dire che ……”.“Perdere mio padre – conclude Claudia Endrigo – è stato perdere un po’ me stessa. La mia vita non sarà mai più come prima. Credo che ci fossimo detti tutto perché anche senza parole tra noi c’era veramente un grandissimo amore. Come tutti i grandi amori ci sono state anche “burrasche” tra di noi ma non penso di avere parole in sospeso”. Una volta Bob Marley ebbe a dire : “Se ascolti gli altri cantanti, finisci per imitarli e io voglio rimanere originale. Imparo di più dal guardarmi intorno che dall’ascoltare la musica degli altri.” Sergio Endrigo era appunto questo, amava guardarsi intorno per scrivere poesie di grande spessore non solo musicale. Non potremo dimenticare, Claudia Endrigo è la sua amabile traccia che ci ricorderà il suono di una “Canzone per te”, per coloro che ne sono rimasti affascinati. Un sogno che una mano raccoglierà sempre.