L’ultimo libro dello scrittore pugliese Marcello Veneziani, “Scontenti” edito da Marsilio, porta con sé due positive sollecitazioni: la lettura e la riflessione sul nostro tempo. Nello specifico guarda bene all’interno del nostro momento contemporaneo, del nostro modo di essere, soprattutto obbliga tutti per un attimo a fermarsi e guardarsi dentro cercando di conoscere il nostro stato d’animo che non è di semplice odio, di ribellione ma primariamente quello di sentirsi scontenti. Il filosofo Arthur Schopenhauer a proposito del termine precisava che: “Il più amaro dei dolori è la scontentezza”. “Si tratta – precisa Marcello Veneziani – di uno stato d’animo personale ed epocale, che solo dopo muta in protesta e in rancore”. Perché nel nostro condominio sociale da tempo aleggia questo brutto sentimento? Quale cambiamento è avvenuto. Per l’autore pugliese la speranza di una vita migliore è mutata in diritto e in pretesa. Quando non si ottiene, quella speranza si capovolge e si fa scontento. In altre parole la forbice tra le aspettative e la realtà si è divaricata di molto. Scontenti non vuol dire infelici. Per l’autore la felicità resta un fatto intimo, privato, individuale. La felicità è fuori dal tempo, dalla ragione e dalla storia, vive in sospensione di coscienza. Per capire il sentimento di scontentezza bisogna partire dal significato di contenti. Per l’autore la contentezza non si misura con l’agiatezza, piuttosto con il rapporto tra ciò che si ha e ciò che si desidera. In pratica se le pretese sono più altre della realtà l’indice di scontentezza si fa molto preoccupante. Siamo scontenti di essere scontenti. Grave che a puntare su questo negativo stato d’animo sia il Potere cercando di veicolare l’insoddisfazione permanente, la voglia di essere, fare e avere altro, per asservirci tramite i consumi e renderci dipendenti. La scontentezza colpisce tutte le categorie le classi subalterne ma anche chi vive nell’alta società: chi ha tanto ma vorrebbe avere di più. Siamo scontenti nell’amore, scontenti nel rapporto coniugale, filiale, genitoriale e anche nell’aspetto religioso. La scontentezza a dire dell’autore porta all’isolamento, all’allontanamento dagli altri e quindi a una seria depressione. “Una scontentezza – sostiene Veneziani – che viene stimolata a non nutrire principi, lealtà, coerenza, ma essere duttile, malleabile come una plastilina che si modifica secondo le circostanze ed è influenzabile secondo i trend, i totem, e i tabù del momento”. Dove nasce e dove conduce questo virus? Veneziani nelle sue oltre 170 pagine compie un viaggio nel malessere che ci fa sentire continuamente inappagati arrichendo la fabbrica dei desideri. Ne individua le radici in Occidente e in particolare in Italia, esplora i vari ambiti in cui si esprime lo scontento, analizza errori e responsabilità di quanti, hanno finito per ignorare la realtà, che oggi però presenta il conto. In sintesi estrema Marcello Veneziani in maniera netta evidenzia che:” Il Potere ci vuole insoddisfatti, per generare desideri e dipendenza”. Ma qualcosa si è rotto nell’ingranaggio programmato. Il libro dice di più, ma tanto di più. Va letto con piglio diverso dal solito, con una curiosità diversa.
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