La sanità lucana è un tema molto dibattuto e complesso, che richiede interventi urgenti e strutturali. Proprio in questi giorni, durante la Summer School organizzata da FdI, sono emerse le criticità e i problemi che affliggono il sistema sanitario regionale, come la migrazione sanitaria, che costringe molti lucani a curarsi fuori Regione o nel privato; la carenza del personale medico e sanitario, che provoca lunghe liste di attesa e carichi di lavoro insostenibili; la mobilità passiva, che comporta una spesa elevata a causa dei fondi che la Regione deve pagare per i pazienti che si recano in altre regioni; la necessità di riorganizzare la rete ospedaliera e la medicina territoriale, per garantire una maggiore integrazione e una migliore qualità delle cure.
Con la delibera n. 948 del 30 dicembre 2022 la Giunta della Basilicata ha stabilito le linee guida e gli obiettivi per adeguare la sanità regionale alle disposizioni del Decreto Ministeriale n. 77 del 22 giugno 2022, basandosi su un elaborato dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che ha allegato alla delibera come documento tecnico di supporto. Tra i dati riportati nel documento alcuni sono particolarmente significativi. La spesa sanitaria annua in Basilicata è di circa 1 miliardo e 100 milioni di euro per una popolazione di 540.000 abitanti, di cui il 25% è over 65. Questo significa che la Basilicata ha una spesa sanitaria pro capite tra le più alte in Italia, ma anche una popolazione tra le più anziane e con maggiori bisogni assistenziali. Il tasso di occupazione dei posti letto rispetto a quelli erogabili è del 51% in media. La Basilicata ha quindi una capacità ricettiva ospedaliera superiore alla domanda, ma anche una bassa efficienza nell’utilizzo delle risorse disponibili. La rete oncologica è penultima in Italia secondo l’indice sintetico di performance elaborato da Agenas, offrendo prestazioni e servizi insufficienti e inadeguati per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori, con conseguenti ritardi, disuguaglianze e peggiori esiti per i pazienti. La mobilità passiva della Basilicata è di 70 milioni di euro, mentre quella attiva è di 20 milioni. Dunque la Basilicata paga molto di più per i pazienti che si recano fuori Regione per ricevere le cure che il servizio sanitario lucano non offre o che offre in modo insufficiente, rispetto ai soldi che riceve dai pazienti che vengono da altre regioni per usufruire dei servizi sanitari lucani. Inoltre, il recupero delle prestazioni ambulatoriali è stato molto basso, solo il 12% invece dell’89% previsto.
Tutto ciò indica una sfiducia dei cittadini nella qualità e nella disponibilità dell’offerta sanitaria regionale. Infatti, la Basilicata è la Regione da cui i pazienti scappano di più, con una spesa annua di circa 69 milioni di euro, frutto di scelte sbagliate e di un management inefficiente.
Ma in attesa di un piano sanitario regionale condiviso dalle parti sociali, che definisca le linee guida e gli obiettivi per adeguare la sanità regionale alle disposizioni nazionali e alle esigenze dei cittadini, al di là della delibera che non è altro che l’acquisizione di un monitoraggio di Agenas, di cosa ha bisogno la sanità lucana? I Dirigenti Medici Sabrina Pulvirenti, Roberto Galante, Michele Cataldi e Mariano Pici hanno provato a dare delle risposte. La sanità lucana ha bisogno di atti aziendali; di aggiornamenti; di strutture innovative dotate di attrezzature moderne ed efficienti; di sistemi informativi integrati e di protocolli condivisi; di potenziare il personale medico migliorando le condizioni lavorative e retributive, offrendo loro opportunità di crescita professionale, di formazione continua e di ricerca; di creare delle squadre di lavoro multidisciplinari e interregionali, che possano affrontare le sfide e le emergenze sanitarie con maggiore efficacia e collaborazione. Potrebbe anche essere utile sviluppare un sistema informatico per consentire ai pazienti di accedere ai servizi sanitari da remoto, ad esempio tramite farmacie o laboratori di analisi. Si potrebbe attuare il modello organizzativo chiamato Fast Track per migliorare l’efficienza dei servizi di pronto soccorso. E ancora il Decreto Ministeriale 77/2022 prevede la creazione di Case e Ospedali della Comunità per fornire assistenza socio-sanitaria ai cittadini e la creazione di Centrali Operative Tecnologiche (COT), luoghi dove gli infermieri di comunità e il personale tecnico, con l’aiuto di un medico, prendono in carico i pazienti in assistenza domiciliare, garantendo l’accesso ai servizi sanitari anche nelle aree montane, quelle più disagiate. Inoltre, la collaborazione tra sanità pubblica e privata può portare a una maggiore efficienza e qualità dei servizi. Infine, è importante che tutti i cittadini lucani abbiano accesso alle stesse prestazioni sanitarie, indipendentemente dalla loro posizione geografica, garantendo una sanità uguale per tutti.
Filomena Dattoli