Un Osservatorio abbandonato e l’Astronomo che viene dalla Siberia. Sembra un titolo di una favola, invece è la realtà allo stato puro. Stiamo parlando dell’Osservatorio Astronomico di Castelgrande, piccolo borgo arroccato su uno spuntone di roccia, in provincia di Potenza, con il secondo Telescopio più grande d’Italia. La storia invece è quella di Sergei Schmalz, nato in Siberia , cresciuto in Kamcatka (Russia), Astronomo dell’Osservatorio, arrivato dalla Siberia, passando per la Germania, dove ha vissuto per circa ventitré anni, fino a Castelgrande. “All’epoca avevo due opzioni – precisa subito Sergei Schmalz – oppure continuare i miei studi di astrofisica a Berlino oppure venire a Castelgrande. Alla fine ho scelto la seconda opzione e non ho mai rimpianto di aver fatto questa scelta. Sono contento dello studio fatto, dell’ambiente e della gente Lucana. La storia dell’Osservatorio è lunga, in salita con tante difficoltà:
La struttura fu progettata già negli anni sessanta/settanta quando alcuni astronomi di Firenze e di Edimburgo sono venuti nel Sud d’Italia per cercare un luogo adatto ai loro studi astronomici. Volevano costruire un centro nazionale di Astrofisica installando un telescopio da tre metri di diametro. Ma da alcune letture fatte ho appreso che il Ministro del Tesoro dell’epoca aveva precisato l’inutilità di telescopi e di centri astronomici e che le stelle si potevano osservare ad occhio nudo.
Poi negli anni novanta fu costruito l’Osservatorio e inserito un telescopio
Un telescopio da 154 centimetri di diametro. Poi è stato scelto questo luogo perché la visuale è libera. Intorno all’Osservatorio non c’è nessuna montagna, niente che blocca la vista. Si può osservare il cielo a 180 gradi in assenza di inquinamento luminoso. Infatti quest’ultima circostanza va sempre migliorando in quando i paesi che circondano l’Osservatorio, San Fele, Rapolla, Castelgrande, Pescopagano, spopolandosi piano piano riducono di molto l’inquinamento luminoso rispetto a quello che si aveva cinquant’anni fa e continuerà anche in futuro.
L’impegno giornaliero di Sergei Schmalz è quello di interessarsi di detriti spaziali
Sono oggetti artificiali che abbiamo lanciato noi nello spazio, satelliti vecchi o loro frammenti. Lo spazio è pieno di questi rifiuti che vanno monitorati.
Un Osservatorio, questo di Castelgrande, il cui gestore principale è ancora l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli appartenente all’Osservatorio nazionale di Astrofisica. Le prime osservazioni sono avvenute nel 2006 per poi abbandonarlo tra il 2012 e 2013.
Questa circostanza mi porta a dire che è una vergogna nazionale perché qui si parla del secondo telescopio più grande dell’Italia. È stato abbandonato non per motivi tecnici, ma finanziari e politici. In particolare politici. Va detto che il comune di Castelgrande è solo proprietario dell’edificio e i mezzi tecnici sono di proprietà dell’Osservatorio di Capodimonte.
Per riattivare questo importante Osservatorio cosa si deve fare?
Servono risorse finanziarie. Quando fu costruito questo Osservatorio costò circa quattro milioni di euro. Per riattivarlo può essere necessario una spesa inferiore all’acquisto di un elicottero che mediamente costa intorno a dieci/ venti milioni. Qualche tempo fa parlando con il sindaco di Castelgrande mi diceva che i fondi praticamente ci sono ma a causa della burocrazia tutto si ferma.
In Basilicata pare ci siano solo due centri di ricerca astronomici
Questo di Castelgrande e il centro spaziale di Matera. L’Osservatorio di Castelgrande va rilanciato assolutamente perché un tesoro di questa Regione.