Con la politica l’uomo tornerà ad avere una nuova esistenza
È arrivato il momento di chiedersi cosa sia la politica. Il nostro vocabolario addirittura eleva il termine a scienza e tecnica con teoria e prassi avente per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica. Un contenitore di determinati principi o direttive nell’esercizio di un’attività o di un potere decisionale. Secondo un’antica definizione la politica è l’arte di governare. Aristotele nella Politica identificò per primo tre forme di governo con le relative degenerazioni Politeia, il governo in cui a comandare è la massa; aristocrazia, il governo di alcuni, non necessariamente i migliori; monarchia il governo di un solo uomo. Ma questa è un’altra storia.
Da tempo ha preso piede con convinzione l’affermazione che la politica è morta. Nello scappare dalle responsabilità, la politica è morta. Nella rielezione dello stesso capo dello stato per incapacità di esprimere un altro candidato autorevole e condiviso, la politica è morta. Mancanza di programmi, premier tecnici che dettano legge, partiti politici ormai al collasso di vedute e visioni dove i veri protagonisti sono i comici con comparse al seguito, la politica è morta. Con una incapacità di decidere, il dominio degli algoritmi, lo strapotere dei social, la mancanza di fantasia, la politica è morta. In una palude burocratica, in una continuità di vertigini ideologici, nel vuoto di speranze, nel continuo rincorrere di interessi particolari, nell’incubo del consenso a tutti i costi, con i capitani di ventura, con la spesa corrente che annulla gli investimenti, con la mancanza di prospettiva, con i i nostri figli dimenticati, abbandonati al loro destino sotto una coltre di noia pigrizia, inerzia senza una vera patria, la politica è morta.
Una politica che non sa più fondare città, non sa progettare nuove scuole, nuove Università, non sa costruire ponti vera architettura, con scrittura, con cultura, senza nuove storie da raccontare, la politica è morta. Una politica morta crea un ulteriore disavanzo sociale: non lascia vere eredità se non quella di affollare la piazza di egoismo, menefreghismo e se non basta di qualunquismo. La politica da tempo è morta perché pur aggrappandosi al passato non riesce a costruire il futuro. La politica pubblicitaria delle belle cravatte è una cappa sulla testa dell’italiano che non permette di vedere il cielo, che impone di seguire certi rituali e precetti per avere posto a tavola. Eppure nelle pagine di diritto Costituzionale si racconta che l’uomo è un’entità politica e che senza la politica l’uomo muore. È proprio così: una politica morta da tempo ha reso l’uomo con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici. Allora il punto di ripartenza è combattere perché la politica riviva. Con la politica l’uomo tornerà ad avere una nuova esistenza.