Non so se troverò un modo adeguato per rendere omaggio ad un artista del calibro di Ron, ogni frase mi appare scontata ed immensamente piccola se paragonata alla grandezza di un artista e di un uomo come Rosalino Cellammare, in arte Ron, per il suo talento e grande capacità di rinnovarsi, ma ancor più dopo averlo conosciuto personalmente. Questa mattina a Matera in occasione della presentazione del suo nuovo album “Io sono un figlio” presso Radiosa Music, Ron si è concesso con entusiasmo e ben poche riserve ad alcuni fan presenti in radio e ai giornalisti, mostrando non solo grande attenzione e rispetto nei confronti di chi lavora con dedizione per la musica quanto per la comunicazione, ma anche della solidarietà e dell’amore per il prossimo. L’artista, infatti, subito dopo la diretta radio e tv presso gli studi di Radiosa, ha accettato con piacere l’invito a far visita agli ospiti, suoi fan, della Residenza Brancaccio di Matera, non molto distante dalla sede della radio, per un momento di condivisione e di saluto organizzato da Radiosa e dalla intraprendente Maria Anna Flumero che, seppur breve, ha regalato grandi emozioni e sorrisi ai fortunati nonni della struttura.
Rosalino Cellamare nasce a Dorno in provincia di Pavia e cresce a Garlasco, a pochi chilometri di distanza, in una famiglia di origini pugliesi: il nonno paterno proviene da Trani; il padre Savino è commerciante di olio d’oliva, mentre il fratello maggiore, Italo, è un pianista e sarà lui adintrodurlo alla musica.
Rosalino fin da giovanissimo prende lezioni di canto dalla professoressa Adele Bartoli, che lo iscrive a svariati concorsi canori: il primo di una certa rilevanza è, nel 1967, la quarta edizione della Fiera della Canzone Italiana di Milano (organizzata dal maestro Angelo Camis).È in uno di questi concorsi, in cui cantò 24 mila baci di Adriano Celentano, che venne notato da un talent-scout della RCA Italiana: si reca a Roma con il padre per firmare il contratto per la It di Vincenzo Micocci, distribuita dalla RCA, in quanto Rosalino all’epoca era ancora minorenne, ed è in questa occasione, che negli studi di questa casa discografica, conobbe Lucio Dalla e Renato Zero.
Il suo debutto discografico avviene solo con il nome di battesimo, Rosalino, a 16 anni al Festival di Sanremo nel 1970 in coppia con Nada cantando Pa’ diglielo a Ma’: avrebbe dovuto presentare “Occhi di Ragazza” – in coppia con Sandie Shaw – ma la canzone venne ritenuta “non idonea” dalla commissione del Festival, seppur fu incisa poco dopo da Gianni Morandi riscuotendo grande successo.L’anno successivo presenta a Un disco per l’estate una canzone scritta da Paola Pallottino e Lucio Dalla, Il gigante e la bambina, nello stesso anno scrive insieme a Lucio Dalla la colonna sonora del film La mortadella di Mario Monicelli del 1971. Alla fine del 1971, durante un viaggio in nave verso la Sicilia, scrive Piazza Grande insieme a Lucio Dalla per la musica e a Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti per il testo, presentata dallo stesso Dalla al Festival di Sanremo 1972 (arrivando al 4° posto) è diventato un evergreen del cantautore bolognese.
Dopo le sue prime esperienze discografiche Ron comincia a lavorare in studio sentendo il bisogno di cercare una propria identità artistica, non riconoscendosi nei cantautori cosiddetti “impegnati”. I suoi modelli sono, infatti, David Bowie, Lou Reed, Cat Stevens, James Taylor, e inizia a curare da musicista e arrangiatore i lavori dei suoi colleghi diventando per definizione un “music maker” e facendosi notare a tal punto che nel 1979 Lucio Dalla e Francesco De Gregori lo chiamano per curare gli arrangiamenti del loro tour Banana Republic, che raccoglierà centinaia di migliaia di spettatori nei più grandi stadi d’Italia e dal quale verranno tratti un disco e un film. Durante questi concerti, viene data la possibilità a Ron di esibirsi anche come solista in I ragazzi italiani e Come va.
Tra i suoi brani più famosi ricordiamo “Non abbiam bisogno di parole”, “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, “Il gigante e la bambina”, “Stella mia”, “Tutti quanti abbiamo un angelo”.
Nel 2018, inoltre, ha cantato al Festival di Sanremo un brano inedito scritto proprio dal suo più grande amico Lucio Dalla, deceduto nel 2012:la canzone era Almeno pensami e l’ultimo album del cantante, uscito nel 2018, è stato intitolatoLucio!,proprio in memoria dell’amico scomparso.
Ha recitato anche in diversi film, tra cui In nome del Papa Re, Il ritorno di Simon Templar, Lezioni private, Agnese va a morire e La spiaggia di Charleston.
Il nuovo album di Ron, prodotto dal cantautore con Maurizio Parafioriti, lo vede cimentarsi con la scrittura di diversi autori della scena musicale italiana.
Gli arrangiamenti delle canzoni sono a cura di Ron, Roberto Gallinelli, Maurizio Parafioriti, Nicola Costa, Fabio Coppini e Simone Bertolotti. Registrazione e Mixaggio a cura di Maurizio Parafioriti presso l’Angelo Studio di Garlasco (PV), ad eccezione dei brani La stessa persona e Melodramma pop realizzati presso l’ArtvMediaroom di Magenta (MI).
I brani Abitante di un corpo celeste, I gatti, Più di quanto ti ho amato e Questo vento sono stati registrati insieme a Luca Vittori.
Dedicato a suo padre, l’album si apre con la canzone omonima, Sono un figlio e per la prima volta Ronracconta di papà Savino e della storia d’amore dei suoi genitori, nata durante la seconda guerra mondiale, una storia vissuta per arrivare al concetto di amore, rivelandoi racconti che aveva ascoltato da ragazzo dai suoi genitori, i dettagli di una vita dura ma piena di sogni da realizzare, come lui stesso racconta: “Papà Savino aveva conosciuto Mamma Maria rifugiandosi a casa sua, gli aveva salvato la vita, e lui se ne era innamorato”.
“Sono un figlio venuto al mondo per amore in un tempo dove tutto era da fare …. questo tempo io lo vivo per la forza di mio padre / e per quel cuore sempre in viaggio di mia madre / me lo tengo stretto come una catena che anche a me adesso tocca riparare / perché è unica e insostituibile troppe volte impossibile / ma val la pena portarsela addosso / la vita ci sorprende così tanto… così tanto”.