In attesa che arrivi nelle librerie, grazie all’editore Il cerchio, il libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”, è uscito lo scorso 10 agosto su Amazon Kdp, e ha già venduto 93 mila copie. Pubblicato senza l’intermediazione di un editore, ma con la semplice auto pubblicazione, è attualmente primo nella saggistica e nella classifica assoluta di Amazon. Tutti si affrettano a focalizzare il dato economico: quanto abbia guadagnato da questa vendita. Pochi probabilmente si sono posti il dubbio: ma cosa ha veramente detto questo militare che qualche giorno fa dinanzi al Ministro della Difesa Crosetto ha ribadito le sue ragioni, rivendicando un diritto costituzionale, quello della “libertà di parola”? La nostra redazione ha chiesto al generale Roberto Vannacci, che per il suo “diritto alla parola” è stato trasferito ad altre funzioni, la disponibilità a spiegare meglio le ragioni del suo pensiero. L’autore parla di attacco alla normalità. È veramente così?
La domanda sorge spontanea Generale: cosa l’ha spinta a scrivere queste pagine?
Solo un desiderio di realizzazione. Ho cominciato a gennaio, in piena crisi energetica a scrivere qualche pagina pensando di pubblicarla come articolo su qualche sito on-line, poi mi sono dedicato all’ambientalismo ideologico, poi ho affrontato le tematiche della “nuova città”, e visto che il materiale aumentava mi sono deciso a raccoglierlo tutto in una pubblicazione. Il resto è attualità.
All’inizio delle sue pagine scrive: “Le tradizioni non contano; le abitudini sono deleterie, la consuetudine è un fastidioso impiccio, la civiltà diventa mutevole e le memorie si trasformano in una paccottiglia per nostalgici”. Parole chiare e forti. Un assalto alla normalità determinata da una minoranza che vuole governare una maggioranza? Pensa che sia così?
In genere le minoranze governano le maggioranze: anche in democrazia, alla fine, gli eletti che dovrebbero – il condizionale è d’obbligo – rappresentare il popolo, lo governano. Quindi, diciamo piuttosto che le minoranze forse cercano di distruggere quei baluardi che hanno sempre reso le maggioranze più tenaci e coriacee, come l’amor di patria, la famiglia, le tradizioni, la storia, per poterle governare più facilmente.
Molte delle critiche al suo libro sono arrivate dalla lettura del capitolo IV, “La società multiculturale e multietnica”. Molti sostengono che le vere culture non sempre si creano tra valori comuni e condivisi ma attraverso una commistione di pensieri.
Intanto la frase incriminata rappresenta fatti realmente accaduti: rappresenta la razione di un bambino di 7 anni, tanti ne avevo quando sono andato a Parigi. Per la prima volta nella sua vita vede una persona con la pelle diversa dalla propria e da tutte le persone che aveva conosciuto sino a quel momento. E i bambini cosa fanno quando vedono qualcosa di nuovo, sconosciuto e che solletica la curiosità? Lo toccano!
Ma la società felice per Lei qual è?
La società felice è quella coesa, quella che, nell’estrema diversità dei suoi componenti, si riconosce in alcuni ideali e principi che rispetta con rigore e che non è disposta a negoziare.
Il pianeta LGBTQ, anche qui una serie di contestazioni. Per molti lei appare una persona contro l’omosessualità. Dalla lettura si apprende qualcosa di diverso. Vuole spiegarcelo meglio?
Liberi tutti gli omosessuali e tutti quelli che non si riconoscono nell’eterosessualità ma altrettanto liberi quelli che non vogliono subire le loro ostentazioni e non vogliono essere ostaggio dei media che subdolamente ci entrano in casa cercando di diffondere artificiosamente un fenomeno il cui “sdoganamento” non è stato certo richiesto da chi lo subisce ogni giorno inerme. In poche parole sottolineo uno dei principi che mi sono stati insegnati sin da ragazzino: “la tua libertà finisce dove inizia quella di un altro”.
Altro tema è l’Ambiente, definito da alcuni pieno di contraddizioni. Ci spiega bene cosa dovrebbe fare la nostra contemporaneità?
Per pensare al futuro e per cercare di pianificarlo dobbiamo prima raggiungere un livello di prosperità che ci consenta di soddisfare le nostre esigenze primarie e quindi dobbiamo accrescere la nostra ricchezza. Inoltre, la possibilità di influire sul futuro è data, a mio avviso, principalmente da due componenti: la ricchezza e le risorse economiche e il progresso scientifico e tecnologico. Più riusciamo a essere incisivi in questi due settori più avremo la possibilità di orientare il nostro futuro.
Ragionevolezza, buonsenso e moderazione sono gli ingredienti che ritiene fondamentale per leggere il suo libro. A chi in particolare intende rivolgersi, ai prevaricatori, alle menti lucide, agli intellettuali di comodo, al sistema, oppure alla gente comune tenuta legata dal sistema?
Il buonsenso ci è stato negato negli ultimi anni per cui mi rivolgo a tutti quelli che si sono stancati e che vogliono ritrovare la libertà di espressione delle proprie idee senza timore di essere censurati o marginalizzati.
Oltre 93 mila copie vendute in poco tempo. Cosa ha pensato, che la pubblicità è l’anima del commercio oppure che leggendo, molti hanno ritrovato la voce ai loro pensieri tenuti nascosti? La verità ripaga sempre?
Esorto i giornalisti a non trasformarsi in contabili. Chissà perché fanno i conti in tasca a me e non li fanno in tasca alla compianta Michela Murgia, a Saviano o a Bruno Vespa. Il libro ha avuto un grande successo, è vero, e i miei principali promoter sono stati i giornalisti Matteo Pucciarelli de “la Repubblica” e Aldo Cazzullo del Corriere della Sera. A loro devo tutto, non avrei potuto avere migliori promotori e agenti di marketing. Il primo mi ha descritto peggio del “mostro di Firenze” ed il secondo ha sostenuto di credermi il discendente diretto di Giulio Cesare. Solo dei geni potevano pensare una tale operazione di pubblicità e promozione, personalmente non ci sarei mai arrivato. A loro, quindi, va tutta la mia gratitudine come autore.