Venuto a mancare troppo presto, era una cosa sola con la sua musica che continuerà a vivere tra noi
Non c’è persona a Senise e in zona che abbia frequentato la musica e che non abbia incrociato sulla propria strada il maestro Luigi Lo Fiego. Lui e la musica sono sempre stati una cosa sola, fin da quando, ancora piccolo, si arrampicava sulla sua fisarmonica e riusciva a stupire chi lo ascoltava portando sempre l’armonia e la gioia che solo la musica sa offrire. La notizia della sua morte ha colto tutti di sorpresa e Senise si è svegliato stamattina con il pentagramma vuoto, con una partitura ancora da scrivere e una sequenza che rimarrà per sempre senza il suo esecutore.
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Con Luigi ho condiviso la passione per la musica e per il violino, sogno e passione di gioventù, e ancora oggi conservo il suo strumento, che mi diede in cambio del mio trequartino che mancava alla sua collezione. Gli portavo gli spartiti di Angelo Branduardi e lo accompagnavo con la chitarra, e non mi sembrava vero sentire dal suo violino le musiche medievali del grande maestro. “È un grande musicista -mi diceva- peccato che non ho tempo per approfondirlo”. Tutto questo accadeva nel suo club degli amici della musica, la scuola che aveva fondato e dove chiamava ad insegnare i suoi colleghi maestri di strumenti diversi, e che era diventato per me un luogo quasi incantato, un regno di note che lui, con la sua abilità e la sua familiarità innata con la musica, padroneggiava con sicurezza, fra una minima, una croma e un segno di pausa.
Poi la pausa me la presi io dalla musica e ogni volta che mi vedeva ripeteva con la sua consueta gentilezza “perché non vieni a trovarmi”? Sì, perché i legami che crea la musica sono invisibili ma restano per sempre, e a volte ritornano. E con Luigi il legame si è riallacciato grazie alla passione per la musica di mio figlio che durante la scuola media ha fatto parte anche lui dell’orchestra “Nicola Sole” di cui il maestro Lo Fiego era un perno.
“Lui è meglio di te –mi ripeteva. Forse gli hai trasmesso la passione per la musica ma lui ha un talento naturale”. È così caro maestro, le persone più geniali, come te, sono sempre le più umili, e con umiltà hai servito la musica, tua unica padrona, per tutta la vita!
Il club musicale, l’ensemble di violini dei tuoi allievi, il sogno di avere un’accademia riconosciuta qui a Senise, che è il desiderio che rimane irrealizzato e che mi confidasti qualche anno fa, e le istituzioni sorde che non riuscirono ad arrivare fin dove tu guardavi.
Ma non importa, perché capita a chi parla il linguaggio della musica di non essere compreso quando guarda lontano, e tu hai sempre guardato oltre, seguendo la scia delle note che ti hanno accompagnato per tutta la vita. Di te mi rimane l’immagine del violinista che suona Vivaldi con la stessa passione con cui suona “La raccolta” di Branduardi, del maestro che sorrideva dei miei errori e mi diceva “vai avanti”, dell’amico che a un matrimonio prese il violino e intonò una branduardiana dicendo al microfono “la dedico all’amico Franco e alla sua passione per Branduardi”.
Ma soprattutto di te mi rimane la delicatezza con cui accompagnavi durante i concerti dell’orchestra scolastica il mio figlio speciale, rassicurando lui con le parole e con la vicinanza, e me con lo sguardo e con i gesti eloquenti che dicevano “è tutto a posto!”.
Ecco, caro maestro, è tutto a posto! Ora suoni il tuo violino direttamente per gli angeli anche se qui tra noi lasci un vuoto incolmabile, un silenzio irreale, irriconoscibile e assolutamente inverosimile. Perché sei stato per noi proprio come la musica, che ascoltiamo allo stesso modo in cui respiriamo, con naturalezza, sapendo che non può non esserci. Così eri tu, passavi inosservato tra noi ogni giorno perché era naturale che tu fossi qui, perché era naturale uscire la sera per una festa e sentire le note della tua fisarmonica, era naturale partecipare a un evento e vederti dirigere i violini dei tuoi ragazzi, era naturale andare a scuola per le recite dei nostri figli e vederti lì a modulare i tuoi microfoni e il mixer, sempre come se fosse la prima volta, entusiasta e appassionato, era normale venire a Miradiga per accompagnare i nostri figli alle lezioni e trovare ad accoglierci il tuo sorriso e la tua gentilezza. Era normale!
Per questo la tua morte non è una fine ma solo un breve segno di pausa sul pentagramma pieno di note che continuerà ad essere il ricordo che abbiamo di te!