Il 30 settembre scade la prima tranche di chi fece domanda per il sussidio nel 2019
Il reddito di cittadinanza è in scadenza e torna a far discutere di sé. Dopo circa 18 mesi dall’erogazione dei primi assegni, numerose sono state le critiche avanzate a causa dei destinatari “ambigui” di tale contributo, ma non solo. Il 30 settembre scade la prima tranche di chi fece domanda per il sussidio nel 2019, dai dati registrati nel 2020 hanno percepito almeno una mensilità di reddito di cittadinanza 1 milione e 248mila nuclei familiari, per un totale di circa 3 milioni e 165mila persone, con un assegno mensile medio di 570 euro. Un aiuto determinante per molti ma slegato da quello che era l’aspetto più importante del provvedimento e che oggi manca clamorosamente all’appello, ovvero, la tanto invocata e sbandierata creazione di posti di lavoro. Il cavallo di battaglia acclamato dai 5 Stelle ha fallito e con esso tutto il teorico restyling dei Centri per l’Impiego e le ipotetiche assunzioni di navigator, completamente dimenticati dopo essere stati palesemente strumentalizzati. “Non è una misura assistenziale. E’ una misura di sviluppo, di creazione di lavoro” hanno sempre detto i 5 stelle, ma nei fatti l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro non ha funzionato e per di più sempre più numerose sono le truffe in atto a discapito dei fondi pubblici. La promessa di creare una misura di sussidio è stata realizzata seppur con criteri dubbi, ma il provvedimento, inteso come legge utile ai cittadini per trovare occupazione, è fallita clamorosamente ed oggi dato sconcertante è che oggi manca totalmente la percezione di chi percepisce il reddito di cittadinanza oltre alla sua funzionalità sociale a lungo termine. Tutte le persone in difficoltà vanno aiutate ma in che modo? È fondamentalmente giusto dare dei soldi a tempo indeterminato a qualcuno, perfettamente in grado di lavorare che in molti casi ha già rifiutato delle offerte di lavoro, nella migliore delle ipotesi, come ha fatto notare anche il governatore Zaia, per stare sul divano a guardare la tv?
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Giuseppe Conte chiede una revisione radicale del sussidio e lamenta la mancanza di uno strumento nazionale efficace capace di mettere insieme la domanda di lavoro dei giovani e meno giovani con le offerte delle aziende e che permetta anche di scovare le persone, beneficiarie del Reddito, che rifiutano una o più offerte di lavoro. D’altra parte il ministro Luigi Di Maio difende lo strumento da chi,a suo dire, vuole ingiustamente sabotarlo. Il ministro rimbalza la responsabilità dei dati negativi ai Comuni. Approvare i regolamenti per i lavori di pubblica utilità, secondo la visione del ministro permetterebbe di reclutare i beneficiari del Reddito, ma nei fatti al ministro sembrano sfuggire le procedure a cui i comuni devono attenersi e che non sono sempre così semplici ed immediate. Sul reddito di cittadinanza i pareri negativi sono sempre più numerosi e i risvolti sono tutt’altro che positivi per le finanze pubbliche e per chi ha realmente la necessità di lavorare. Secondo il deputato e responsabile Giustizia e Affari costituzionali di Forza Italia Francesco Paolo Sisto è inutile girarci attorno: “Nessun correttivo può essere sufficiente a far funzionare uno strumento nato male che si è trasformato da misura per il reinserimento lavorativo in una mancetta di Stato. Il reddito ha fallito e va eliminato.
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Una veloce disamina di ciò che non ha funzionato vede i navigator pagati per non essere utilizzati, cifre illegittimamente elargite a boss mafiosi e criminalità di ogni specie, percettori del sussidio che rifiutano le proposte di lavoro e preferiscono rimanere sul divano. C’è solo una strada da percorrere: dire basta al costoso spot elettorale del Movimento 5 Stelle e impiegare le risorse per favorire la creazione di veri posti di lavoro.Abbiamo speso una fortuna per l’ideologia grillina, ora basta” conclude. Il Governo continua a rivelare debolezze cruciali per gli italiani e a creare emorragie di risorse non canalizzate o comunque non adatte ad una visione più ampia. Numerosi rinvii iniziano ad accavallarsi e nonostante le toppe messe da Conte gli italiani chiedono necessitano di risposte:ad oggi per la questione Alitalia ancora non esiste una soluzione, l’Ilva ancora non si sa che fine farà e la stessa trattativa con i Benetton ancora non è finita.